Anno XXXVIII - Numero 2 - 26 febbraio 2015 - Odcec Torino

Dall'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Ivrea, Pinerolo, Torino

Il quadro economico della Polonia
Laura Filippi, Commercialista in Torino


La Polonia costituisce ad oggi uno dei più grandi mercati del nord-est europeo e tra i paesi più interessanti per gli investitori soprattutto grazie ad una fortissima crescita economica che ha avuto inizio in seguito all’adesione all’Unione Europea nel 2004. I principali fattori che accompagnano questa importante crescita economica sono l’aumento della domanda interna, l’incremento della produzione industriale e l’aumento delle esportazioni. Tale crescita economica ha avuto l’effetto di ridurre il gap del PIL pro-capite rispetto agli altri paesi dell’Unione Europea, di accrescere il potere d’acquisto delle imprese, di aumentare i salari reali dei dipendenti e di espandere le classi medio-alte della popolazione.
Quanto sopra è confermato dal fatto che il PIL della Polonia, nell’ultimo decennio, ha segnato un forte aumento, con tassi di incremento che sono andati oltre il 6% nel 2006 e nel 2007. L’economia polacca è risultata essere una delle poche dell’Unione Europea ad aver registrato dati positivi anche durante le fasi più gravi della crisi economica mondiale: basti pensare che, anche nel 2011, la Polonia ha fatto segnare un risultato molto positivo, registrando un 4,3%. Infatti, i primi effetti della crisi si sono sentiti solo negli anni 2012 e 2013, durante i quali il PIL ha subito una “frenata” chiudendo rispettivamente al 2% e all’1,6%. Le ragioni principali di questa inversione di tendenza sono da ricercare in alcuni fattori macroeconomici negativi ed in particolare nella forte incertezza persistente in tutta l’Unione Europea e nell’indebolimento della domanda, sia interna che esterna. Si segnala comunque che le previsioni del Fondo Monetario Internazionale per gli anni avvenire restano positive, essendo ad esempio ipotizzata una crescita del PIL del 3% per l’anno 2015.


La Polonia beneficia di un importante afflusso di fondi da parte dell’Unione Europea. In particolare, il Paese ha ricevuto 67 mld di euro per il periodo 2007–2013 e riceverà altri 82,5 mld di euro per il settennato 2014–2020. Queste somme sono state utilizzate principalmente in settori come la cooperazione territoriale europea, le infrastrutture (in particolare ferrovie, strade, autostrade e aeroporti), l’ambiente, l’innovazione, il capitale umano, lo sviluppo di alcune aree del Paese e molta attenzione è stata data anche al settore sanitario. A questi fondi si sono aggiunte le somme derivanti dal Piano Strategico per lo Sviluppo Rurale, con altri 13,2 mld di euro, e quelle per lo sviluppo della pesca e delle zone costiere con 0,7 mld di euro. Le somme per il settennato in corso (vale a dire 2014–2020), a cui si sono aggiunti altri 32 mld per la Politica Agricola Comune, sono state erogate con lo scopo di accelerare ulteriormente lo sviluppo del Paese ma anche per aprire grandi possibilità agli investitori stranieri. I settori destinatari di tali fondi sono, tra gli altri: tecnologia e informatica, infrastrutture e ambiente, educazione, innovazione, Polonia orientale, sostegno alla PA e alla politica di coesione. È noto che l’Unione Europea si pone tra i propri principali obbiettivi quello di attuare una politica volta alla coesione economica e sociale tra gli Stati Membri, promuovendo uno sviluppo equilibrato e sostenibile nell'intero territorio comunitario.


Un elemento di forza dell’economia sono gli investimenti diretti dall’estero, effettuati per una cifra che supera i 127 mld di euro dal 1990. Per spiegare questi numeri bisogna innanzitutto evidenziare che la Polonia è il sesto, tra i Paesi dell’Unione Europea, per numero di abitanti, con una popolazione mediamente molto giovane poiché l’età media è di soli 35 anni. Questi elementi costituiscono un indubbio vantaggio nell’ottica di attrarre investimenti esteri a cui si somma la posizione geografica molto strategica. Il Paese, infatti, si trova nel cuore del Vecchio Continente ed esattamente al centro delle direttrici europee per gli scambi commerciali. La Polonia costituisce, altresì, un fondamentale punto di accesso a numerosi altri mercati del nord-est Europa. Queste caratteristiche hanno l’effetto di attrarre l’interesse di aziende sia europee che extra-europee operanti in settori ad alto contenuto tecnologico, come informatica e telecomunicazioni. Le aziende estere sono quindi fortemente interessate ad effettuare investimenti in Polonia, anche grazie alla disponibilità di manodopera giovane e qualificata e alle notevoli risorse finanziarie derivanti dai fondi dell’Unione Europea.


Altri elementi positivi si rinvengono dai dati del Central Statistical Office of Poland relativi agli scambi effettuati dalla Polonia. Infatti, le esportazioni, nell’anno 2013, si sono attestate su 152,78 mln di euro, mentre le importazioni della Polonia, sempre nel 2013, hanno superato i 155,09 mld di euro. Entrambi i dati sono in miglioramento rispetto al 2012: le importazioni sono aumentate dello 0,7% e le esportazioni sono incrementate del 6,5%. Inoltre, la Polonia ha un flusso di scambi con i paesi dell’Unione Europea pari al 58% dell’import totale e al 75% dell’export totale.
Di forte attrattiva per gli investitori stranieri sono le c.d. Zone Economiche Speciali (ZES), ossia aeree geografiche del territorio polacco all’interno delle quali vengono offerte alle nuove imprese, incentivi fiscali ed amministrativi. Mediante l’istituzione delle ZES, le autorità polacche hanno voluto contribuire all’accelerazione dello sviluppo dell’economia del Paese, concedendo aiuti pubblici agli imprenditori affinché questi possano avviare attività in specifici settori ritenuti strategici, in particolare utilizzando soluzioni tecnologiche innovative e che permettano una maggiore competitività e la creazione di nuovi posti di lavoro. Le ZES, create nel 1994, è previsto che restino in vigore fino 2026 e, allo stato attuale, ne esistono 14 in tutto il Paese.


Per completezza vanno segnalati alcuni elementi negativi. Nonostante i positivi ed incoraggianti dati sopra indicati, che rendono la Polonia un caso pressoché unico nell’intero panorama dell’Unione Europea, il Paese registra da diversi anni un saldo negativo della bilancia commerciale, dovuto principalmente alla necessità per l’economia polacca di reperire all’estero prodotti petrolchimici (in particolare idrocarburi), prodotti chimici e farmaceutici, apparecchi di elettronica di precisione e, in generale, beni strumentali. Il saldo negativo risulta bilanciato dalle rimesse degli emigranti e dai cospicui investimenti diretti dall’estero. Inoltre, il Paese resta allo stato attuale uno dei più poveri dell’Unione Europea (il PIL pro-capite è pari al 67% della media dell’Unione Europea, pur in crescita rispetto al 64% del 2011). Inoltre, altro elemento riguardante l’economia polacca da segnalare, è la crescente disomogeneità con cui si sviluppano i 16 Voivodati (che rappresentano l’equivalente delle regioni italiane) che compongono il Paese e, all’interno degli stessi Voivodati, vi è uno sviluppo non omogeneo anche tra le aree rurali e quelle urbane.
In conclusione, con una forza lavoro altamente qualificata, volumi di esportazione in aumento e una domanda interna crescente, la Polonia potrebbe rappresentare un’eccellente opportunità per le attività commerciali di investitori e aziende straniere.

 

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