Anno XVIII - Numero 1 - 28 gennaio 2015 - Odcec Torino

Dall'Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Ivrea, Pinerolo, Torino

Romania: scambi e opportunità

di Ana Maria Irimia, Commercialista in Torino

 

 

La Romania si colloca oggi nello scenario economico europeo come uno dei più grandi mercati del sud-est Europa. Le dimensioni del mercato, la stabilità politica ed economica, una legislazione favorevole, la crescita ed il valore del PIL, la possibilità di rimpatriare l’utile, il costo e la qualità della forza lavoro sono i fattori determinanti per gli investimenti diretti (IDE) nel sud est europeo.

La Romania, ha accusato una contrazione del PIL di -7,1% nel 2009 e di -1,6% nel 2010, contestualmente ad un importante calo dei flussi annuali IDE; la successiva fase di recupero ha tardato a manifestarsi in considerazione delle difficoltà economiche dei principali partner commerciali dell’Area Euro. Già nel corso del 2013 tuttavia si è registrata una crescita degli IDE che, insieme al rafforzamento dell’export, ha ridato slancio all’economia romena.

 

Da vari centri studi si evince come il recupero della domanda estera abbia compensato la debolezza della domanda interna, dal momento che la spesa corrente pubblica e gli investimenti del settore pubblico si è mantenuto debole e non ha contribuito alla crescita economica del paese. Dal lato dell’offerta, il recupero dei settori secondario e primario ha fornito un valido sostegno alla crescita del PIL nel 2013.

 

L’inflazione si mantiene ancora ad un livello tra i più alti della zona EU, registrando nel 2014 valori intorno all’1,5%. La politica monetaria (strumento ancora utilizzabile essendo corrente in Romania il RON e non l’Euro)  è condotta in ottica di inflation targeting. Fattori positivi interni al paese hanno favorito un parziale recupero e la valuta locale si è apprezzata fino al livello corrente di 4,5 RON/€.

 

Il costo del lavoro in Romania rimane tra i più bassi  dell’Ue. Mentre nell’intera UE si è stimato un costo del lavoro medio pari a 24 euro all’ora, la Romania si ferma a 5. Rispetto al 2008 il costo del lavoro ha subito un sensibile aumento pari a 10,6 %. Il tasso di disoccupazione nel 2014 registrava valori intorno a 6,5%, largamente al di sotto della media europea.

 

Restano positive le prospettive di un rafforzamento dell’economia della Romania anche in un’ottica di lungo periodo, grazie alla dinamica economica dell’Area Euro e grazie all’attuazione delle riforme necessarie ad incrementare la competitività del paese. Un altro fattore positivo è il livello del debito pubblico pari al 39% del PIL (Eurostat), la metà rispetto alla media europea. Nonostante quanto detto sopra, il significativo indebitamento estero, pari circa al 70% del PIL, rappresenta sempre un maggiore elemento di vulnerabilità economica della Romania. A questo va aggiunta la dipendenza energetica, dal momento che la Romania dipende dalla Russia per oltre il 15% del suo fabbisogno energetico.

 

I vantaggi offerti dal mercato e la posizione geografica strategica, oltre ad alcune altre condizioni politiche (la Romania è membro NATO e UE ed ad ottime relazioni internazionali e sociali) possono rappresentare ragioni per le quali un investitore potrebbe sviluppare un progetto di business in Romania.

 

Vari programmi del Governo incentivano lo sviluppo economico sostenibile, soprattutto gli investimenti tecnologicamente innovativi  utili allo sviluppo regionale, quando richiedono forti apporti di capitale fisso e creano nuovi posti di lavoro: a tali condizioni sono spesso messi a disposizione aiuti statali che coprono fino al 50% dei costi ammissibili.    

 

Generalmente la durata degli investimenti esteri oscilla tra 2-5 anni e solo il 30% ha una durata maggiore.  La regione centrale del paese è quella che attrae più investimenti: solo nella capitale ne sono stati localizzati il 33% del totale. La creazione di newco è il modo più frequente (60%) rispetto all’acquisto di società preesistenti con capitale romeno sul mercato.

 

Oggi lo sviluppo industriale è sostenuto sia tramite investimenti diretti della PA in numerosi progetti infrastrutturali che attraverso una favorevole legislazione fiscale la quale prevede ad esempio l’utile reinvestito non tassato, ammortamenti fiscali accelerati, maggiori deduzioni per le spese R&S e riduzioni/esenzioni di imposta per immobilizzazioni materiali.  I fondi strutturali europei sostengono lo sviluppo di alcuni settori come l’agricoltura, le infrastrutture, l’ambiente, le risorse umane e lo sviluppo regionale.

 

La tassazione dei redditi si mantiene competitiva: la Romania ha mantenuto dal 2005 una flat tax sul profitto 16%, anche se, come molti altri paesi dell’Europa Centrale e Orientale, ha aumentato l’aliquota Iva (24%) per far fronte alla crisi economica. I contributi previdenziali oscillano tra il 40 – 45% dello stipendio lordo e, per un terzo sono a carico del lavoratore. I dividendi diretti a società dell’UE, se le partecipazioni sono possedute da almeno 1 anno e superiori al 10%, altrimenti sono tassati al 10%; i dividenti non UE sono tassati al 16%. Il sistema doganale è allineato al sistema UE.

 

La presenza imprenditoriale italiana sul territorio romeno è ormai consolidata,  sia per le importanti realtà societarie e bancarie che hanno aperto delle filiali (Unicredit, Intesa San Paolo, Enel, Ansaldo, Pirelli, ecc.) sia per i piccoli imprenditori con business in vari settori: tessile, agroalimentare, energetico, infrastrutture. Nei settori manifatturieri  tradizionali che hanno vissuto un boom di investimenti negli ’90, c’è una presenza significativa di produttori di articoli di abbigliamento, pelletteria, lavorazione del legno, industria alimentare e fabbricazione di mobili.

 

Ovviamente l’inserimento nella realtà economica di un paese richiede un’analisi approfondita di tutte le variabili, con i vantaggi e gli svantaggi che comportano. In Romania la burocrazia e spesso l’incertezza dei tempi necessari ad espletare le procedure, la corruzione ancora esistente possono rendere difficoltoso un progetto di business.

 

Detto ciò l’esistenza di una strategia dello sviluppo con priorità macro per alcuni settori, insieme ad altre variabili prima citate, fanno sì che la Romania sia comunque oggi ritenuta essere tra i paesi europei che attrarranno maggiori investimenti nei prossimi anni posizionata tra i primi paesi  più attraenti d’Europa secondo vari studi (E&Y, HSBC).

 

 

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